ELOGIO DELL’IMPERMANENTE – Osservazioni sul “Libro dei Mutamenti”

Il Libro dei Mutamenti (“I Ching”) fu in primo luogo una raccolta di tipo oracolare. Il “sì” veniva indicato con una semplice linea intera, il “no” da una linea spezzata. Già molto presto si sentì il bisogno di una maggiore differenziazione e così dalle linee semplici risultarono combinazioni per raddoppiamento, alle quali venne poi aggiunto un terzo elemento lineare; nacquero così i cosiddetti otto segni. Questi erano concepiti come ciò che avveniva in cielo e in terra. Si affermava, inoltre, la concezione di un continuo trapasso dell’uno nell’altro, proprio come nell’universo avviene costantemente il trapasso di un fenomeno in un altro. Gli otto segni divengono così segni di mutevoli stati di trapasso, immagini che costantemente mutano. L’attenzione non è diretta verso le cose nel loro essere bensì ai moti delle cose nel loro mutamento. La simbologia delle loro molteplici espressioni (qualità, immagine, famiglia) tende per così dire a rappresentare astrattamente non cose, ma funzioni.

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Ciò che, però, è divenuto più importante di questo testo è il suo uso come libro di saggezza. Lao Tzu e Confucio conobbero il Libro dei Mutamenti e furono ispirati dalla sua meditazione. L’idea fondamentale del tutto è quella del mutamento. Si racconta come Confucio stesso dicesse: «Tutto fluisce e scorre come questo fiume, senza sosta, giorno e notte». Lo sguardo di colui che ha conosciuto il mutamento non osserva più le singole cose, ma l’eterna immutabile legge operante in ogni mutamento. Questa legge è il Tao di Lao Tzu, il corso delle cose, l’uno in tutto il molteplice. Affinchè tutto si realizzi occorre, però, una decisione, un postulato fondamentale: è il grande inizio primordiale di tutto ciò che è, “t’ai chi”, letteralmente la ‘trave maestra’, formante la cima del tetto, sotto la quale, naturalmente le due travi del soffitto, yang yin, trovavano posto. La filosofia posteriore, occupandosi di questo inizio, lo ha designato come ancora più remoto, “wu chi”, come un semplice cerchio, mentre “t’ai chi” è il cerchio diviso in luce ed oscurità, Yin e Yang, che ha avuto una parte importante anche in India ed Europa. Ma le speculazioni di carattere gnostico-dualistico sono estranee alle idee originarie dell’ “I Ching”. Ciò che esso postula è sostanzialmente la ‘trave maestra’, la linea. Questa linea, che in sé rappresenta l’unità, introduce nell’universo la dualità, ossia il mondo degli opposti.

Questi opposti sono ormai noti come Yin e Yang. Nel loro senso originario i termini indicano rispettivamente il nuvoloso, l’oscuro (Yin), e cose illuminate, il chiaro (Yang). I due concetti vennero così riferiti al lato illuminato e a quello ombreggiato. I due termini entrano nel Libro dei Mutamenti per indicare i due alterni stati fondamentali dell’essere manifesto. É certo dunque che l’esistenza si edifica sul mutamento e sul trapasso di queste forze, essendo questo mutamento in parte un continuo rovesciamento dell’una nell’altra, in parte un ciclo chiuso di un insieme di avvenimenti tra loro collegati, come giorno e notte, estate e inverno. Questo mutamento non è, però, privo di senso, poichè altrimenti non se ne potrebbe avere alcuna nozione, ma è appunto soggetto alla legge che tutto permea, il Tao.

Gli otto segni rappresentano quindi immagini, non tanto oggetti, ma stati di mutamento. Tutto ciò che avviene nel mondo visibile è l’estrinsecazione di una “immagine”, di un’idea invisibile. In questo senso tutti gli accadimenti terreni sono soltanto la riproduzione, per così dire, di accadimenti soprasensibili. Il Libro dei Mutamenti, con le sue sentenze e spiegazioni, cerca di offrire al lettore una visione ampia dei fenomeni della vita, rendendolo capace di plasmare organicamente e sovranamente la propria vita, in modo tale che essa venga a trovarsi in armonia con il Tao, che sta alla base di tutto ciò che è.